Gesù non ci fa mancare i suoi gesti coraggiosi

Audio del Vangelo

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 5,27-32
 
In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

Audio della riflessione

Siamo in quaresima, per noi della vecchia guardia è sempre stato un periodo di maggior impegno cristiano e umano. Ascoltiamo volentieri Gesù e vediamo che cosa ci propone con la sua vita, le sue scelte e il suo sogno di regno di Dio. Gesù ci presenta nel vangelo due scelte piuttosto audaci per il suo tempo. Si rivolge in modo determinato a un pubblicano e lo chiama a fare parte della sua squadra. E’ la chiamata di Matteo, un pubblicano diremmo noi oggi fuori dalla grazia di Dio: un peccatore ufficiale per i fedelissimi dei sommi sacerdoti perché oltre a tenersi con boria dalla parte dei romani, occupanti della Palestina, ne è anche un deciso sostenitore. Sicuramente all’inizio Gesù avrà avuto tra i suoi uditori dei veri zeloti cioè dei membri della resistenza palestinese alla dominazione romana, ma con questa scelta di Matteo, classico collaborazionista dei romani, sta al di sopra di questo piano. Lui è venuto a parlare d’amore e di libertà e ad accendere il fuoco del regno di Dio in molti cuori senza badare alla loro condizione sociale o alla loro provenienza. C’è un piano della vita che esige di sognare una pace anche durante la guerra, una collaborazione anche davanti a tradimenti umilianti.
In momenti come il nostro, con le persone continuamente in urto tra loro per divisioni politiche o sociali, il gesto di Gesù diventa luminoso: quasi a dirci che è necessario creare una comunità nuova nella quale scompaiono tutti i privilegi, gli odi, le oppressioni, le divisioni anche brucianti del passato, una comunità in cui tutti abbiano i loro diritti e alla quale tutti partecipino liberamente come fratelli in prospettive di vera novità.
L’altro gesto di Gesù è ancora più provocatorio. Si ferma a mangiare con tutta questa compagnia di pubblicani. Mangiare assieme era in quel tempo il segno più profondo e più prezioso di amicizia e di comunione non solo a livello umano, ma anche sul piano religioso. Infatti i giudei evitavano nei conviti il contatto con i membri peccatori del loro popolo. Gesù non solo scelse uno di loro nella sua squadra di annuncio del vangelo, ma offrì il perdono a anche a quelli che erano i peccatori di allora, li accolse nella sua amicizia e sedette a tavola con loro. Noi, persone di oggi, siamo contenti di questo gesto umano di generosità, di misericordia, ma agli occhi di Israele era un grosso scandalo. Gesù si è messo al posto di Dio, portando il segno della sua grazia a uomini perduti, ai colpevoli di questa terra.
Sappiamo che questo banchetto è un segno e una anticipazione del banchetto nel regno dei cieli con l’offerta del perdono e l’inaugurazione di un nuovo tipo di relazioni con Dio e con il prossimo. I farisei non erano addormentati e capirono subito che con Gesù occorrerà intervenire più pesantemente e cominciarono a fare trame per ammazzarlo. Siamo capaci di questa chiarezza nei nostri modi di vivere, di responsabilizzarci della vita della povera gente, di farci promotori, se non audaci almeno passabili. del messaggio di Gesù?