Dal Vangelo secondo Luca (Lc 17,1-6)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».
Che scandali, come ostacoli del regno, vengano da chi lo rifiuta, non ci fa meraviglia, ma che l’evangelizzazione sia neutralizzata dalla mancanza di comunione nella chiesa a tutti i livelli addolora profondamente.
Una scelta decisiva di evangelizzazione sempre più richiesta da papa Francesco, ma anche dalla sete di vangelo che c’è nella vita delle persone, non può scattare se non da una base di credenti che vivono il sacramento-chiave di fede e di carità. Il fascino del pluralismo spesso nasconde posizioni di lacerazione del tessuto ecclesiale che hanno ben poco in comune col vero pluralismo.
Circostanze varie, anche di natura esplicitamente politica, fanno emergere profonde spaccature fra i cristiani. È il caso della vasta problematica della accoglienza dei migranti, e prima di tutto del loro soccorso quando sono in pericolo di vita. Il Signore ci chiama a una verifica di saldezza della carità nella Chiesa. I “piccoli”, oggetto della preoccupazione di Gesù, sono specialmente i cristiani dalla fede fragile. Forse proprio la carità verso i membri più deboli, che rende pesante e rallenta l’efficienza di una marcia, è una testimonianza valida specialmente oggi in un mondo che emargina inesorabilmente chi non tiene il passo.
La parola chiara di papa Francesco che ci invita sempre ad uscire, ad accogliere, ad andare incontro non è un suo parere personale, o una sua “fissa”, come dice chi non si cura di mancargli di rispetto, è il Vangelo stesso che non deve mai dividere nessuno. Ecco perché i discepoli che seguivano Gesù gli chiedevano espressamente: Aumenta la nostra fede.
Dove la parola “aumenta” non indica una quantità, quasi che la fede si venda a chili, ma certamente una qualità della nostra fede, per esempio la fortezza, il coraggio, la caratteristica che la connota sempre di spingerci ad essere dedicati alla povera gente, l’essere instancabili nella fiducia in Dio.
Oggi si celebra la festa di san Martino, molto vissuta nella civiltà contadina, perché era il giorno dei contratti tra agricoltori e dipendenti; con processioni povere di carri pieni di masserizie perché cambiando azienda agricola si doveva spesso cambiare casa, cambiare cascina, tanto che oggi in campagna “fare san Martino” significa ancora per i nonni fare trasloco. Una preghiera e una cura generosa per chi deve continuamente traslocare o soprattutto non trova casa non guasta. Ci potremmo meravigliare, ma oggi l’inizio della scuola mobilita migliaia di insegnanti da Sud a Nord, da provincia a provincia con difficoltà a trovare alloggio, a dover dividere famiglie; la carità cristiana è sempre stata molto vicina alla solidarietà da esprimere verso tali bisogni.