Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,1-9)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Abbiamo sempre bisogno di speranza. La nostra vita spesso si svolge nell’incertezza, nella approssimazione. Viviamo di tentativi, di scongiuri, qualche volta di fortuna.
Gesù invece è venuto con una decisione definitiva: lavorare per il regno di Dio e in Lui c’era una certezza incrollabile: è vicino a voi il regno di Dio. Regno di Dio è una realtà che racchiude in sé tutte le attese del popolo di Israele. Quando lo udivano dalle labbra di Gesù capivano immediatamente che si trattava della loro grande speranza, della aspirazione di secoli: per loro era la fine di un incubo, la realizzazione di un sogno di popolo, incarnato in ogni famiglia, in ogni pio ebreo. Era la certezza della presenza misteriosa, ma reale di Dio nella storia del popolo e di ogni persona. Gesù voleva che tutti si orientassero a questa attesa sicura.
Anche noi credenti oggi dobbiamo avere questa certezza. Non è vero che il mondo va verso il peggio, che la vita diventa sempre più impossibile, che il male è destinato ad avere il sopravvento, che stiamo andando verso la barbarie. Non è vero che ci stiamo allontanando dalla salvezza. Dio è fedele, il suo amore è senza se e senza ma. La sua promessa non è vana, non vincerà il male per quanto si faccia forte e usi tutte le astuzie per compiere la sua distruzione. Riuscissimo a vivere con questa certezza, con la consapevolezza che il Regno di Dio, che la pace, la giustizia, la felicità non sono solo promesse, ma realtà che determineranno per sempre la vita dei giusti, avremmo più fiducia nel nostro semplice e povero operare il bene.
Certo quello che vediamo ci può scoraggiare, ma abbiamo bisogno di apostoli che parlano del grande bene che c’è nelle vite donate di chi soffre, di chi lavora per la giustizia, di chi con semplicità ama i suoi figli, i suoi malati, di chi fa il suo dovere. Le cronache dei giornali non sono il diario del regno di Dio, ma solo il negativo che sta sotto un mare di bene che Dio semina in ogni creatura. Occorre andare a due a due a rinfocolare la speranza nel mondo, perché Dio sta con noi, è presente più di quanto lo possiamo scorgere nelle pieghe della vita.
L’evangelista Luca, che oggi celebriamo, ci ha mostrato con grande cura la bontà di Dio, la sua grande misericordia, la sua tenerezza e comprensione, descrivendoci anche il volto della comunità cristiana primitiva.