Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,42-46)
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».
Si fa sempre un gran dire riguardo alle cariche istituzionali che non devono essere destabilizzate da critiche e quindi delegittimate. Capita ogni giorno in politica che si rinfaccino l’un l’altro critiche ai corpi dello stato. Ora è la magistratura, ora il governo, ora il presidente stesso. È giusto avere sempre il massimo rispetto, ma non a scapito della verità e del dovere di ciascuno di essere fedele al mandato e scrupoloso nella giustizia.
Gesù vede tutto il marciume che si sta diffondendo a macchia d’olio nel mondo intellettuale e dirigenziale del popolo d’Israele e non può tacere: gli hanno ridotto il tempio a borsa valori, la religione a prigione dei buoni sentimenti e strumento comodo per schiacciare il povero e togliere la speranza alla gente, l’autorità ad asservimento al potere del più forte. Contro i farisei e i cultori della legge non ha mezze misure li richiama al loro dovere ed è talmente forte che gli stessi si lamentano: dicendo questo delegittimi anche noi. Gesù non demorde, mette anche loro davanti alle responsabilità precise di ogni autorità, che deve essere sempre al servizio della verità.
Ogni persona che ha una qualche autorità nella chiesa o nel governo della cosa pubblica deve sapere che ha grandi responsabilità nei confronti della gente, non può usare la sua posizione per fare ingiustizie, per portare avanti i suoi interessi, per arricchirsi, per dare sfogo alle sue passioni. Diceva La Pira, un santo sindaco di Firenze, che ogni politico alla fine del mandato si deve trovare in tasca gli stessi soldi di quanto ha iniziato, meglio se con alcuni di meno. Non si tratta solo di soldi, ma anche di coscienza pulita, di debolezze riconosciute e riparate, di onestà intellettuale che sa distaccarsi dal potere per essere sempre al servizio.
Allora l’autorità nella chiesa e nello stato è un vero servizio, allora si può vedere nel loro compito l’abbraccio di Dio a questa umanità che alza gli occhi al cielo per vederne la sicura presenza di Dio per dare salvezza a questa terra che si attorciglia sempre di più su sé stessa. Non abbiamo bisogno di gente che mostra un comportamento esterno ineccepibile, se poi dentro non sa vivere per sé e per gli altri la vera giustizia di Dio che è misericordia.