S.Agostino, Vescovo e Dottore della Chiesa – Memoria
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 23,27-32)
In quel tempo Gesù parlò dicendo: ««Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».
La nostra è una società dell’apparire, dell’immagine, degli occhi e non del cuore e dell’intelligenza. Forse è un tributo che dobbiamo pagare alla invasione di immagini nella nostra comunicazione. Infatti, non c’è mai stato un tempo in cui i rapporti tra le persone, gli eventi, le cose fossero così legati alle immagini, tanto che se non appari non esisti, se non sei visto non conti, se non traduci il tuo pensiero in immagini non sei capito. Il progresso non è mai per definizione contro l’uomo, occorre però che l’uomo a mano a mano che amplia le sue capacità comunicative cresca interiormente e solidifichi i valori fondamentali del suo vivere.
È talmente vero tutto questo che anche in tempi non sospetti, tempi in cui di immagini non si parlava, né si usavano, Gesù dovette mettere in guardia dall’apparire, dal dare importanza solo a quello che si vuol far vedere. C’è una interiorità della persona che è assolutamente prima di ogni immagine di essa. Il sepolcro può essere bello fuori, ma dentro è pieno di ossa.
È l’interiorità che conta davanti a Dio, è la coscienza, è l’immagine interiore che ciascuno si costruisce nel segreto del suo rapporto con Dio.
È questione ancora di apparenza quando ci si riferisce al passato e si prendono le distanze dalle responsabilità di chi ci ha preceduto e si pensa che gli errori fatti da loro non possano essere anche i nostri. Occorre un giudizio vero, ma sempre capace di cogliere che anche noi spesso non saremmo stati migliori di chi ci ha preceduto. È sempre Dio che ci dà la grazia di vivere bene; se fosse solo per noi il mondo sarebbe già caduto in rovina. È tipico della nostra ipocrisia far fuori la gente e dopo pochi anni fare un monumento. Certo la colpa non è stata nostra, ma di chi ci ha preceduto, ma forse abbiamo ancora lo stesso cuore, la stessa cattiveria, e non siamo disposti a convertirci e così ritornano guerre, ingiustizie, perché non abbiamo il coraggio di imparare la lezione della storia, cambiando il nostro cuore. Nessuno si può chiamare fuori dalla storia dell’umanità. importante è capire che dobbiamo sempre seguire Gesù che ci aiuta a costruirne una nuova nel suo amore e nella sua giustizia. Sant’Agostino che oggi ricordiamo fu un genio che ancora oggi ci aiuta a scandagliare la nostra interiorità e la bellezza di Dio e del Signore Gesù.