Gesù paga le tasse con san Pietro.

S.Giovanna Francesca di Chantal – Memoria facoltativa

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 17,22-27)

In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì».
Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei».
E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».

Audio della riflessione

Pagare le tasse è sempre una pena, un problema, un fastidio. Non sai mai se sono giuste, se le useranno bene, se, come spesso si viene a sapere qualcuno dilapida sempre il bene di tutti e speso resta impunito. Ma noi cristiani paghiamo le tasse come è giusto. Tanto più che le ha pagate anche Gesù a un governo di occupazione. Curiosissimo questo Gesù che paga le tasse assieme al primo papa S. Pietro. Gesù va al tempio, ha appena detto che va a morire e gli si presentano a chiedere l’obolo che ogni pio ebreo era tenuto a versare.  Strana cosa, ma anche oggi quando chiedi contributi per mantenere la chiesa si scatena ogni cattiveria possibile contro il vaticano, e su su fino a Dio, che tutto sommato non ha bisogno di chiese, ma siamo noi che abbiamo bisogno di Lui.  

Ebbene Gesù vede la stranezza di doversi pagare pure il tempio che hanno costruito per suo Padre. Il figlio di Dio deve pagare anche chi gli rende lode. Ma per non dare scandalo dice a Pietro di prendersi nella bocca di un pesce un denaro e di pagare per tutti e due. Gesù paga le tasse molto di più di tanti cristiani che non le pagano e si sentono tranquillamente a posto. 

Pagare le tasse è sentirsi cittadini a pieno titolo. E’ comprendere di far parte di una comunità e dare il proprio contributo per la vita comune, per il bene comune, per la convivenza. E’ sentirsi responsabili degli altri, dell’ambiente, dell’ordine, della pacifica vita di una città, di una nazione. Certo spesso ci viene da pensare a come vengono usati i soldi dei contribuenti. Ma è troppo comodo evadere con la scusa che non sono usati bene. Usarli per sé, quando sono diritto di tutti è il primo non usarli bene.  

Ma la tassa forse più vera è quella di mettere a disposizione della comunità anche civile oltre che cristiana la propria intelligenza e il proprio cuore, la propria fede, perché tutti ne possano godere. Dobbiamo avere il coraggio nelle nostre chiese di fare una banca del tempo, ove ognuno mette a disposizione se stesso per fare opere buone, una banca del cuore per non lasciare nessuno solo con se stesso, una banca della saggezza perché ogni persona abbia qualcuno che lo aiuta a districarsi dagli imbrogli, una banca del timor di Dio, perché tutti sappiano di essere amati da Lui..  

Questo fa nascere speranza perché è la vera solidarietà di cui tutti abbiamo bisogno.