Dal Vangelo secondo Marco
Mc 8,1-13
In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.
Nella nostra cultura della dimostrazione razionale cerchiamo sempre conferme per tutto. Quando andiamo a far la spesa vogliamo essere garantiti di quello che si acquista, giustamente; non comperiamo mai a scatola chiusa. Quando facciamo dei contratti vogliamo avere la certezza di non essere imbrogliati, ci informiamo su tutto. Nel mondo scientifico si procede per ipotesi e tesi, per idee che paiono plausibili e per conclusioni cui si giunge con attenta dimostrazione. La scienza è costruita proprio così. I postulati sono molto pochi, preferiamo fare ipotesi da dimostrare.
Gesù si trova di fronte gente che gli domanda prove; ma lui non sta collocando nessuna merce, non sta facendo nessun affare, non sta operando contratti e vendite: sta offrendo una visione di vita, sta aiutando gli uomini a guardarsi dentro e a lasciarsi prendere dall’amore. L’amore non si conferma o si dimostra con le prove, ma con un affidamento, con la fiducia. Pensiamo se tra ragazzo e ragazza vigesse il dovere della prova, come purtroppo si tenta di fare. È la tomba dell’amore. Se tra marito e moglie i rapporti fossero decisi dalla razionalità soltanto, da ipotesi e tesi, da elenchi di cose che tu hai fatto per me e di cose che io ho fatto per te. Certo occorre trovare una intesa, ma è più profonda di una sequenza logica, più ampia, più rischiosa e più viva.
I farisei non si fidano di Gesù, non vogliono uscire dai loro schemi. Sono di fronte a una novità che esige da loro un cambiamento di mentalità, ma stanno nelle loro sicurezze. Non si buttano in questa avventura del regno, vogliono essere garantiti, scambiano la vita per un teorema. Vogliono solo che tutto entri nei cassetti della loro piccola razionalità e non capiranno mai l’amore di Dio. Hanno una logica ferrea, ma sono come gli adolescenti che litigano col papà, che tagliano il capello in due, ma sotto questo taglio non c’è la vita c’è solo un puntiglio. Forse anche noi quando ci siamo decisi di dare importanza alla fede nella nostra vita, così da sceglierla e viverla, abbiamo anche sentito dentro una chiamata esplicita; abbiamo faticato a cercare conferme, volevamo essere garantiti. Sembravamo di più al vecchio prete Zaccaria, diffidente e incredulo che a Maria di Nazaret, cosciente e abbandonata alla volontà di Dio. Abbiamo anche sofferto, ma la pace è arrivata proprio quando ci siamo fidati di Dio, avevamo fatto e giustamente tutte le nostre ricerche, tutte le nostre domande, ma alla fine ci siamo abbandonati alla bontà di Dio e allora è cominciata la nostra pace.
La fede è un atto onesto intellettualmente e sensato umanamente. Gesù si affida non si impone. Se vuoi credere devi fare un passo libero non costretto da logica ferrea. È un passo di speranza oltre ogni calcolo e sicurezza.
E Dio all’appuntamento non manca mai, magari con qualche quarto d’ora di ritardo, ma c’è sempre.