Dal Vangelo secondo Luca
Lc 3,15-16.21-22
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Quando un capo di Stato fa una visita in qualche città o in qualche nazione desidera, dopo le solite snervanti riunioni ufficiali attorno a vari tavoli, fare un bagno di folla, girare per le strade, incontrare la gente, mettersi nella vita normale. È un bagno di folla per modo di dire; è sempre circondato dai suoi gorilla che lo guardano a vista, è ripreso da televisioni, è sempre sotto i riflettori. Fa bene alla gente vedere immagini di questo genere, che tentano di ridurre il distacco dalle istituzioni.
Gesù ha anche lui il suo bagno di folla, ma il suo è un po’ diverso. Nella sua prima uscita pubblica si fa riprendere mentre fa la fila coi peccatori a ricevere il battesimo di Giovanni. C’è un fremito di attesa tra la gente. Non ne può più di promesse, di speranze ingannate, di ingiustizie subite, di disorientamento generale. C’è un tempo in cui l’attesa si fa ansia, la domanda pretesa. Ci sarà qualcuno che potrà rispondere a un popolo tenuto in vita da promesse, a una vita che continua a cercare e che brancola sempre nel buio, che deve procedere a tentoni difendendosi da continui inganni? Chi ci può aiutare a destreggiarci tra i mille imbonitori dell’esistenza, tra le mille immagini che ci vendono felicità e che alla fine ottengono l’effetto di convincerci che non c’è?
Giovanni ha trovato la strada e la gente fa la fila: nella fila c’è Gesù. Nel nostro egoismo, nelle nostre furbizie, nei nostri tentativi anche sinceri di trovare risposte alla vita, nel sapere se ancora potremo sperare di far nascere vite in un clima di amore e non in asettici laboratori, di mangiare senza la paura di ingoiarci un veleno, di avviarci verso il declino della vita senza pensare di concluderla con un suicidio disperato, definito morte dolce, nella nostra fatica di tenere alta e esigente una concezione di vita che continua a subire attacchi di comodità, di adattamento al ribasso,
ecco in questa nostra fila si fa trovare Gesù. È in mezzo a noi, folla di peccatori, in segno di solidarietà a dirci che con Lui una risposta c’è, una speranza c’è, non resteremo delusi. E nella nostra fila di vita in ricerca, non si sente sminuito dall’essere simile a noi, anche se in Lui non c’è malizia o peccato.
E in mezzo a noi prega. Nel pregare ci apre il cielo, ci apre alla vita vera, a una iniezione di novità, di energia, di Spirito Santo che incendia di bontà la nostra esistenza. E quella fila di peccatori, di disperati diventa con Lui, con questo cielo aperto, una chiesa che con il giubileo inizia a fare pellegrinaggi a Roma, per potersi mescolare carichi della gioia, della speranza e del perdono di Gesù sempre nei meandri della vita di tutti i giorni.