Dal Vangelo secondo Luca (Lc 19,45-48)
In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.
Capita a tutti qualche volta di sentirsi avviluppati da una ragnatela che non ti permette di muoverti, in cui ti senti imprigionato in una situazione da cui vorresti liberarti e che invece ti soggioga sempre di più. Talvolta è una esperienza affettiva in cui sei coinvolto e perdi l’uso della ragione. Ogni tanto hai dei momenti di lucidità, ma subito ritorni nella confusione. Percepisci il disordine, ma non riesci a liberarti; intuisci l’errore, ma le maglie della avventura si sono fatte di acciaio. È la situazione di chi si trova impigliato nella mafia, o in qualche racket; di chi è dentro la droga o la malavita. Per uscire occorre avere coraggio. Vedere chiaramente la situazione e buttarsi a corpo morto in un futuro diverso. A Gesù non sarà capitato mai di essere privato della sua libertà, ma ha visto tanti uomini prigionieri del male e ha fatto di tutto per liberarli.
Un giorno passa nel tempio, la casa di suo Padre, la casa in cui deve regnare la pace, la serenità, l’amore, l’abbandono fiducioso, il linguaggio della confidenza, il luogo in cui puoi stare cuore a cuore con Dio. Ma lo vede trasformato in un mercato, in una spelonca di ladri, in un luogo dove prevale la sopraffazione, l’imbroglio, dove l’idolo è l’affare e Dio ne è il piedestallo. Il pio ebreo veniva dalle sue terre di fatica per incontrare Dio e si trovava a barattare la sua stessa vita e la sua religiosità.
Gesù reagisce: la ragnatela dei benpensanti non può osare oltre, pena il cancellare dai cuori dei semplici la speranza che era venuto a portare. E manda all’aria cambiavalute e mercanzie, offerte da vendere e offerenti tignosi. Dio vuole essere servito da preghiera e da lode, non da affari e da commerci.
Si stava firmando la sua condanna, perché se tocchi i soldi ai potenti finisci sempre male. La gente semplice è abituata a farsi derubare, ma il potente no. Infatti, tutti questi cercavano di mettergli le mani addosso, ma i poveri, la gente pendeva dalle sue labbra e faceva scudo morale.
A troppe cose noi ci abituiamo, non solo ingoiamo moscerini, ma rospi interi; ne va della sincerità della nostra vita e della passione che la deve far brillare.
Gesù con questo gesto ci dà la speranza che si può osare se non si ha paura di pagare.