Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,28b-34)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Saranno tante le discussioni che si possono fare sulla fede cristiana, saranno tante le critiche che si possono esprimere al riguardo, potranno essere molteplici i modi di intendere il cristianesimo, ma nessuno può scordarsi che alla base di tutto ci sta una realtà: l’amore. L’ha detto papa Benedetto con la sua lettera enciclica che ha spedito a tutto il mondo. Dio è amore e l’essere cristiani consiste nell’amare Dio e amare il prossimo. Questa è la legge, il compendio di tutto il mondo cristiano. Si sono fatte tante discussioni negli anni ’70 sul cristianesimo verticale che consisterebbe nel rapporto con Dio, che riduce la vita cristiana a delle belle celebrazioni, a preghiera, a culto o di quello orizzontale che consiste nella attenzione ai poveri, nel fare attività di sostegno a chi è nel bisogno. È sufficiente amare il prossimo per essere cristiani.
Altri invece dicono: ma che cristiani sono se non pregano mai, se fanno delle ottime raccolte di fondi, costruiscono ospedali e scuole, ma non danno lode a Dio? Papa Benedetto dice: “Se nella mia vita tralascio completamente l’attenzione per l’altro, volendo essere solamente pio e compiere i miei doveri religiosi, allora si inaridisce anche il rapporto con Dio”. È un rapporto corretto con Dio, ma senza amore. Solo la mia disponibilità ad andare incontro al prossimo, mi rende sensibile anche di fronte a Dio. Il servizio al prossimo apre i miei occhi su quello che Dio fa per me e su come egli ama. E se io vedo con gli occhi di Cristo, perché lo amo e lo contemplo, allora imparo a guardare tutti non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo il cuore di Cristo.
Verrebbe da dire che l’uomo non può separare quello che Dio ha congiunto. Invece noi diventiamo maestri nel separare vita cristiana e vita di amore, amore a Dio e amore al prossimo. Evidentemente perché ci fa comodo. Ogni divisione, ogni semplificazione è sempre un tradimento della bellezza della vita. È un tradimento separare corpo da anima, sentimento e pensiero, intelligenza e volontà, fede e vita.
È talmente vero che le separazioni sono dannose che il demonio si chiama proprio separatore, diavolo. L’unica speranza per vincerlo è sempre e solo Gesù, la speranza fatta persona.