Dal Vangelo secondo Luca (Lc 8,16-18)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce. Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».
Papa Francesco ci invita sempre ad uscire, ad andare, annunciare, portare il dono del vangelo, Ne vediamo anche noi la necessità, perché là dove c’è uno che lo ascolta non c’è quasi mai il rifiuto di esso, ma solo e quasi sempre riserve su come noi che lo annunciamo, lo viviamo. Ecco allora importante che nel vangelo di Luca, dopo aver detto che non si copre una lampada con un vaso e non la si pone sotto il letto, ma la si deve esporre su un candelabro perché tutti la possano vedere e gioire della luce, ci pone una domanda, imbarazzante forse, ma necessaria: ma voi ascoltate la Parola di Dio? La nostra attenzione allora la dobbiamo portare sulla nostra accoglienza, l’accento torna da ciò che dici a chi tu sei e sei nella misura in cui ascolti la Parola con cuore bello e buono. Mettiamo in atto una circolarità tipica del dono, che è fatta da un circuito che si autoalimenta, se è vero che a chi ha sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che crede di avere. Più si apre il cuore ad accogliere, più si è colmati.
Sia per noi che per gli altri dobbiamo verificare come ascoltiamo noi, che rapporto abbiamo vero con la Parola di Dio, con il vangelo. Siamo una lampada accesa come la vuole il Signore? La tua persona si fa cassa di risonanza a ciò che dici. Le tue parole corrispondono a chi vuoi essere nella vita cristiana? Ci sentiamo anche una grossa responsabilità nell’annuncio, nel donare il vangelo, perché posso anche confondere, smorzare, imbruttire e, Dio non voglia, falsare la bellezza di una parola di Dio che è sempre un canto alla vita.
Se la mia fede è genuina il mio annuncio fa luce, se il mio annuncio fa luce allora la mia fede è genuina è una circolarità impegnativa, ma entusiasmante; ci fa tenere i piedi per terra, ma ci innalza sempre alla bontà di Dio. Non osiamo assolutamente dire che l’efficacia della Parola dipende dalla nostra vita; l’avremmo già spenta da tempo. La Parola di Dio è un seme, è efficace per sé; la nostra contro testimonianza la può rendere non credibile, potremmo rovinare il terreno in cui è seminata. La misericordia di Dio verso ogni creatura ci sopravanza sempre, la sua bontà non si lascia confinare dai nostri difetti, il suo amore non ha confini; noi però dobbiamo essere testimoni credibili come sempre Gesù ci ha insegnato ad essere, per la nostra stessa gioia. La nostra testimonianza è sempre e solo sacramento di salvezza che decide Gesù di far essere e tenere in vita per gli altri.
Oggi è la festa di san Pio da Pietralcina, un uomo che ha realizzato alla lettera il vangelo che abbiamo ascoltato. Lui ha avuto da Dio la possibilità di rendere di nuovo presente Gesù Cristo. Esistono molti gruppi di preghiera di p. Pio: sono gruppi semplici, alla portata di tutti, non occorre avere particolari doni, basta aver voglia di pregare e capire che la nostra vita deve diventare più buona per sé e per gli altri. La preghiera ci riporta serenità, ci rimette nelle mani la nostra umanità rinforzata e cambiata, ci permette di affrontare la vita di ogni giorno e di dare significato alle nostre malattie. La nostra vita è sempre in salita e dobbiamo sempre tenere alta la nostra fede e la nostra disponibilità alla volontà di Dio. Che san Pio ci accompagni in ogni passo della nostra vita perché siano sempre passi verso Gesù e verso la sua immagine nei poveri.